I G.a.s. sono gruppi di volontari che propongono un’alternativa concreta al modello di consumo tradizionale. Esistono alcune norme comuni a tutti i G.a.s….. la filiera corta: è essenziale il rapporto diretto coi produttori, coi quali si stabiliscono relazioni di amicizia e collaborazione……. biologico/ecologico/etico: l’origine del prodotto deve essere frutto di lavoro etico e sostenibile, fuori dalle logiche di sfruttamento sia umano che del territorio ….km 0: laddove sia possibile,i prodotti devono provenire da zone il più vicine possibile per sviluppare l’economia locale e diminuire l’inquinamento derivante dal trasporto…..infine….il giusto prezzo: i G.a.s. non cercano di spuntare il minor prezzo possibile bensì il “giusto prezzo”,che tenga conto delle necessità di chi produce e di chi acquista. A differenza della grande distribuzione i G.a.s. non cercano di prendere per la gola i produttori ma concordano con loro un prezzo adeguato. A parte queste norme comuni, ogni G.a.s. sviluppa una propria identità, ognuno ha le sue modalità di acquisto, consegna, pagamento; alcuni G.a.s. partecipano ad iniziative sul territorio, insomma, a seconda della realtà territoriale e della componente umana ogni G.a.s. è un mondo a sè ed è proprio questa duttilità e capacità di adattamento che ne determina la forza e il radicamento nella propria zona. Il punto è che ci vuole impegno e magari, come prima cosa, occorre andare a conoscere un G.a.s. già esistente e basta anche solo comprare beni da loro e con loro. L’impegno è tanto perchè nel g.a.s ci vuole qualcuno che vada a conoscere le aziende, qualcun altro che prenda gli ordini dalle persone, c’è chi ha uno spazio dove far arrivare la merce e la gente poi va e prende la parte che ha ordinato. A volte si fanno anche mercatini esterni, ma occorre sempre molto impegno. Ce ne sono credo in ogni provincia. Ne vale la pena? Direi di si!
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